Durante i nostri tre giorni a Napoli abbiamo messo in agenda anche la visita alla Cappella Sansevero e al Cristo Velato. Per me non era la prima volta, ma ci tenevo molto che i bambini (soprattutto Eva) potessero vedere cosa si può creare da un blocco di marmo duro e freddo. Sì perchè la pietà e la dolcezza che si provano davanti all’opera più famosa dello sconosciuto Giuseppe Sanmartino non si possono spiegare a parole. E’ senz’altro un’opera davanti alla quale si può provare la sindrome di Stendhal, come è accaduto allo scrittore argentino Hector Bianciotti durante una visita a Napoli.
Il Museo della Cappella San Severo è piuttosto piccolo e in un primo momento può quasi deludere. In realtà le cose da vedere al suo interno sono diverse, e tutte eccezionali. Per immaginare la ricchezza della cappella basta pensare che al suo interno sono ospitate altre venti opere fra sculture e monumenti. Durante la prima visita però può succedere che l’attenzione venga interamente catalizzata dal Cristo Velato, e che si lasci il museo senza aver guardato il resto con l’attenzione che merita. Facciamo allora il punto su cosa vedere nella Cappella Sansevero di Napoli.
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Cappella Sansevero: il Cristo Velato
Partiamo subito dalla statua del Cristo Velato. Si posiziona al centro della Cappella Sansevero, rivolto con la testa verso l’altare e i piedi all’ ingresso. Trovarsi davanti al Cristo Velato può provocare emozioni molto forti e sconvolgenti, tanto è realistica la scultura. La prima volta che ci sono stata, da sola, mi sono imposta di non guardare subito nella sua direzione per avere qualche momento per ambientarmi nella Cappella e prepararmi al momento.
Scolpita da un unico blocco di marmo nel 1753, il suo committente Raimondo di Sangro aveva chiesto di realizzare “una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Nostro Signore Gesù Cristo morto, coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua”.
Lo scultore doveva essere il veneto Antonio Corradini, lo stesso che aveva gia scolpito la statua della Pudicizia ma, a causa della sua prematura scomparsa, l’opera del Cristo Velato viene commissionata al giovane Giuseppe Sanmartino, sconosciuto ma promettente artista napoletano.
La statua del Cristo Velato è talmente bella e perfetta da lasciare sbalorditi.
Il corpo magro e martoriato del Cristo appare morbidamente appoggiato a cuscini e protetto dal sudario. pieghe create nel marmo sono talmente realistiche che ci si aspetta di vederle muovere da un momento all’altro.
I dettagli sono impressionanti: la vena gonfia sulla fronte, il costato scavato e rilassato che non ospiterà il prossimo respiro, la posizione abbandonata del capo non lasciano ombra di dubbio sull’assenza di vita dal quel corpo. E la delicatezza del sudario appena appoggiato suscita un’infinita pietà.
Proprio la leggerezza e la trasparenza del velo danno vita a una leggenda: per lungo tempo viaggiatori e avventori hanno creduto che il sudario fosse stato ottenuto attraverso un processo alchemico di marmorizzazione, anzichè dalla dura pietra. Ma sia studi recenti, sia documenti depositati all’Archivio Storico del Banco di Napoli dimostrano che il velo è stato scolpito dallo stesso unico blocco di marmo.
Il percorso di visita intorno al Cristo Velato è fatto in modo da poter girare tutto intorno alla scultura, per osservarla da tutte le angolazioni.
L’opera Il Cristo Velato è ritenuta una delle più meravigliose ed importanti sculture al mondo e la sua fama cresce di giorno in giorno.
Cappella Sansevero: le statue delle Virtù
All’interno del Museo della Cappella Sansevero sono ospitate altre dieci sculture che celebrano altrettante virtù.
Le due più di spicco, dedicate ai genitori di Raimondo Di Sangro, sono proprio la Pudicizia e il Disinganno che, insieme al Cristo Velato, costituiscono un trittico di eccellenza artistica del museo (oltre a svelare senza tanti mezzi termini la natura massonica del committente). Sono posizionate ai lati dell’altare, alle spalle del Cristo.
La Pudicizia
La statua della Pudicizia viene scolpita da Antonio Corradini proprio nell’anno della sua morte, nel 1752.
Rappresenta una donna velata, in piedi, appoggiata ad una lapide spezzata. Un’altra figura velata quindi giace alla sinistra del Cristo Velato, e non è da meno.
Anche in questo caso i dettagli che traspaiono dal velo, talmente aderente da sembrare umido, sono estremamente realistici. La lapide spezzata a cui si sostiene rappresenta la morte prematura della madre di Raimondo, mancata quando lui aveva solo un anno.
Alla Pudicizia è dedicato anche un murales nei Quartieri Spagnoli. Ne ho parlato nel post sulla street art di Napoli.
Il Disinganno
Se si dedica una statua alla madre, bisogna fare altrettanto con il padre. Ed ecco nasce il Disinganno di Francesco Queirolo.
La scultura rappresenta un uomo che si libera da una rete da pesca (anche questa incredibilmente dettagliata), metafora del peccato. Ai suoi piedi una Bibbia con l’episodio che narra di Gesù che ridona la vista a un cieco, come a rafforzare il significato della scultura stessa.
Si dice che questa opera sia stata interamente inventata da Raimondo di Sangro, sia per quanto riguarda i simboli e i loro significati, sia per la composizione scultorea.
La volta della Cappella Sansevero
Difficile in un luogo cosi raccolto come la Cappella Sansevero trovare tanta ricchezza. Eppure non dimenticate di alzare lo sguardo al soffitto, e ammirare la coloratissima volta.
Nonostante sia lì da duecentocinquant’ anni, i colori degli affreschi sono ancora sgargianti e mai restaurati. E’ grazie alla genialità di Raimondo di Sangro se questo è stato possibile: i colori utilizzati infatti sono frutto di una sua formula personale, che ha permesso loro di resistere all’aggressione del tempo.
L’ opera si intitola Gloria del Paradiso ed è una delle prime ad essere commissionata dal Di Sangro. Anche qui si trova indizio della cultura massonica della famiglia: il simbolo del triangolo, che domina la scena i alla colomba, è pregno di significati: per i cristiani rappresenta la Trinità, nel sistema dei pitagorici la lettera maiuscola delta, dalla forma triangolare, è il simbolo della nascita cosmica, mentre per la Massoneria il segno è distintivo del Maestro Venerabile.
Il pavimento labirintico della Cappella Sansevero
Altro elemento imperdibile della Cappella Sansevero è il pavimento originale, di cui purtroppo restano solo alcune tracce. Anche in questo caso Raimondo di Sangro è l’ideatore. La particolarità di questa pavimentazione geometrica e illusoria è che vi è posizionata una linea di marmo bianco continua, senza giunture, ricavata dunque da un unica lastra di marmo. Per voce dello stesso Di Sangro la sua esecuzione viene definita “difficile e intralciata” al punto che quando, dopo un grave crollo nel 1889, vi fu necessità di restaurarlo, i restauratori abbandonarono immediatamente l’idea e sostituirono il pavimento con cotto napoletano.
Le macchine anatomiche
Fra i vari interessi del principe Raimondo di Sangro vi era anche la medicina. Quando assiste a una esibizione del medico palermitano Giuseppe Salerno decide di acquistare la sua macchina anatomica maschile, e lo paga profumatamente perchè gliene crei una femminile.
La macchina anatomica è uno scheletro umano in cui sono messi in evidenza gli organi interni ma soprattutto il sistema cardiocircolatorio. Tentare di immaginare questi “esperimenti” senza averli visti è piuttosto difficile: il groviglio di vene e arterie, perfino i più sottili capillari, attorno agli scheletri sono qualcosa di unico al mondo.
Le solite voci che volevano Raimondo di Sangro un alchimista, sostennero che ai cadaveri fosse stata iniettata una sostanza dalle proprietà “metallizzanti”. In realtà la ricostruzione è stata, se possibile, ancor più complessa: ogni vaso sanguigno è stato ricostruito utilizzando vari materiali, fra cui la cera d’api. Questo dimostra quanto fossero approfondite le conoscenze anatomiche del medico Giuseppe Salerno.
Le macchine anatomiche sono sicuramente le opere più enigmatiche del Museo della Cappella Sansevero. Sono conservate nella cavea sotterranea, una stanza a cui si accede grazie a una scala sulla parete destra della cappella. Tenete presente che si tratta di veri e propri cadaveri, e che i bambini ne rimangono facilmente impressionati.
I corpi sono conservati in due teche di vetro. La cavea sotterranea è molto diversa da com’era stata progettata dal principe Raimondo di Sangro. Secondo i progetti originali, doveva sembrare una grotta, illuminata dall’alto attraverso finestre in una cupola. Inoltre era qui che doveva essere posizionato il Cristo Velato. Non è dato sapere se mai ci sia stato, o se sia stato posto subito nella cappella.
Per quanto riguarda le macchine anatomiche, originariamente si trovavano nel palazzo Sansevero, e averle spostate nella cavea sotterranea della cappella le ha senz’altro salvate dall’oblio.
Chi era Raimondo di Sangro
Ma chi era in realtà Raimondo di Sangro? Impossibile non chiedersi di più su quest’uomo poliedrico, studioso di varie arti e scienze.
“Uomo straordinario predisposto a tutte le cose che osava intraprendere […] celebre indagatore dei più reconditi misteri della Natura”.
Questo è scritto sulla lapide della sua tomba, nella Cappella Sansevero. Nato a Torremaggiore (Puglia) nel 1710, è stato un esponente dell’ Illuminismo europeo nonchè primo Gran Maestro della Massoneria napoletana.
Sin da piccolissimo dimostra di avere una vivacissima intelligenza: fra le altre cose, arriverà a padroneggiare ben otto lingue straniere. La sua mente fervida è instancabile e si getta continuamente in nuovi progetti e ricerche. Produce spettacoli pirotecnici, mette a punto armi da guerra (con cui combatte gli Austriaci), sperimenta sostanze chimiche dalle proprietà farmacologiche.
Alla luce di queste informazioni biografiche, sembra che la progettazione della magnifica Cappella Sansevero sia quasi un passatempo! Ah, fra un impegno e l’altro sposa una sua lontana cugina, che gli darà ben otto figli. La sua fama è tale che casa sua diventa una tappa obbligata del Gran Tour, il viaggio culturale dei rampolli nordeuropei.
Attorno alla figura controversa del principe Raimondo di Sangro ruotano anche molte leggende, oltre a quella del velo del Cristo Velato. Il popolo napoletano diceva avesse fatto un patto col diavolo, e che le macchine anatomiche fossero due suoi domestici fatti uccidere apposta.
Anche attorno alla sua morte, avvenuta a Napoli nel 1771, ruota la leggenda. Così scriveva Benedetto Croce:
«Quando sentì non lontana la morte, provvide a risorgere, e da uno schiavo moro si lasciò tagliare a pezzi e ben adattare in una cassa, donde sarebbe balzato fuori vivo e sano a tempo prefisso; sennonché la famiglia […] cercò la cassa, la scoperchiò prima del tempo, mentre i pezzi del corpo erano ancora in processo di saldatura, e il principe, come risvegliato nel sonno, fece per sollevarsi, ma ricadde subito, gettando un urlo di dannato»
Leggenda o no, visitare la Cappella Sansevero e il Cristo Velato di Napoli è un’esperienza sublime e completamente appagante. Io consiglio di inserirlo in una visita a Napoli anche con bambini: le sculture sono talmente stupefacenti da attirare certamente anche la loro attenzione. Il museo è piccolo e la visita difficilmente occupa più di un’ora.
La Cappella Sansevero si trova a Napoli in via Francesco de Sanctis 19/21.
Poiché è proibito scattare fotografie all’interno del Museo, le immagini qui presenti sono tratte dal sito ufficiale.