Il nostro primo approccio con la Tanzania: nel cuore dell’Africa
Siamo arrivati in Tanzania solo da poche ore, ma ne siamo già completamente intrisi.
Non vedevo l’ora di immergermi nel traffico disordinato della grande città , su strade sterrate (quando va bene) e di attraversare piccoli villaggi sperduti nella foresta.
Spostarsi in auto, in autobus o in treno (come avevo già fatto in Madagascar) può essere pesante in termini di tempo, ma concede punti di vista preziosi.
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Spostarsi via terra in Tanzania
Quando ho organizzato il nostro viaggio in Tanzania ho voluto approfittare di due momenti che ci permettessero di stare con la gente, di vedere la Tanzania vera, quella che sta dietro le vetrine delle belle spiagge e dei safari perfetti: uno è il traghetto fra Dar es Salam e Zanzibar (che ancora dobbiamo prendere); l’altro era il trasferimento in auto fra la capitale e l’ Africa Selous Safari, il camp che ci ospita in questi primi giorni in terra africana e che è gestito da local.
La nostra guida Sixmond ci aspettava all’aeroporto alle 6 am precise, per iniziare il nostro lungo viaggio verso il Nyerere NP, della durata di 4 ore.
In mezzo, una serie infinita di colori, odori, clacson rumorosi e motociclette che corrono all’impazzata, evitando sempre di un soffio mucche, bambini, babbuini.
I nostri sensi registrano tutte queste novità e differenze, come in un aggiornamento del nostro software interno.
Una domenica a Dar es Salaam
Uscendo dall’aeroporto Julius Nyerere, intitolato al primo Presidente della Tanzania indipendente, ci siamo immersi nel traffico domenicale di Dar es Salam: moltissimi dalla-dalla, gli economicissimi bus pubblici, portano in chiesa le famiglie cristiane. Altre si muovono a piedi, in mezzo alla terra rossa bagnata da una recente pioggia, stretti fra il traffico e le mille baracche di lamiera che costituiscono le attività commerciali dei locali.

Anche noi ci immettiamo nel traffico, mentre la nostra guida ci racconta qualcosa della città : dei lavori al centro della carreggiata, che ospiterà un autobus veloce al posto dei dalla-dalla, i quali saranno dirottati nelle zone meno servite; dei piatti tipici locali, a base di riso, patate, fagioli e carne; di quello che ci aspetta nei prossimi giorni con lui.
Intanto il nostro fuoristrada corre veloce (si fa per dire) lungo la strada asfaltata, che ben presto lascia il posto a una pista in terra battuta.
Come si vive lontano dalla città in Tanzania
Ci lasciamo alle spalle la capitale economica del Paese per addentrarci nella Coastal Region, la regione costiera a sud di Dar es Salaam. Anche qui ci sono parchi e aree protette in mezzo alla fitta foresta, con camping e hotel,a sono per lo più visitati dai locali. Man mano che procediamo, incontriamo alcune case solitarie in muratura che velocemente lasciano posto a gruppi sparuti di baracche e capanne di fango.
Fuori, moltissimi bambini di tutte le età sono affaccendati in diverse attività insieme alle donne: chi fa il bucato e spunta fra coloratissime vesti appese, chi pesta al mortaio, che ravviva il fuoco.
Gli uomini sono meno: li troviamo soprattutto lungo la strada, addetti al trasporto di persone o merci con la motocicletta. Gli altri sono impegnati in attività agricole, visto che la maggior parte di loro lavora come contadino. Al nostro passaggio tutti ci salutano e i bambini fingono di rincorrerci. Ci chiediamo come queste persone possano trovare qui, così lontano dalla città , il minimo indispensabile per vivere. Ma guardando meglio vediamo che ci sono diverse botteghe: passando riesco a scorgere sacchetti di legumi e bottiglie di bibite.

Finalmente attraversiamo un villaggio un po’ più grande dove sembra essere in corso un mercato, e ci fermiamo. Siamo a Msanga.
Non vediamo abitazioni qui sulla strada, bensì solo attività commerciali. Evidentemente deve essere una zona di passaggio sostenuto. È come un grande mercato, dove si vende davvero di tutto: dal cibo, all’ abbigliamento, agli utensili da cucina.
Alcuni venditori hanno grandi banchetti con frutta e verdura: moltissime arance e mandarini (che hanno la buccia ancora verde ma sono maturi alla perfezione), enormi jack fruit, banane, patate e baccelli. Luca chiede dei mango, ma la nostra guida ci ricorda che la frutta ha una sua stagionalità , e non si possono trovare i mango in agosto!
Compriamo circa 5 kg di agrumi, che sono invece di stag, per la bellezza di 5000 scellini tanzaniani: meno di due euro. Dall’altra parte della strada che divide in due il villaggio vedo alcune donne intente a friggere, così Sixmond mi accompagna a prendere chapati e una specie di frittella tonda.



Sono accampate con piccoli fornellini da campo e padelle nere come la pece. Non riesco a vedere che olio usano per friggere purtroppo. Le donne sembrano molto anziane, ma visto che l’aspettativa di vita in Tanzania è di 63 anni, penso che semplicemente devono dimostrare molti più anni di quelli che hanno in realtà .
Qui la mia spesa è di 1000 scellini per tre chapati e cinque frittelle. E fermandoci al ritorno, scopriremo che il prezzo si fa a occhio, o si contratta, o cambia in base al momento della giornata.
Comunque questi prezzi cozzano molto con la benzina che invece sta a 1€ al litro. Probabilmente questo è uno dei motivi per cui pochissimi hanno un’auto propria, e l’uso dei mezzi pubblici è così diffuso.
Direzione: Nyerere National Park
Con la nostra colazione freschissima ripartiamo in direzione del Parco Nazionale. La strada è sempre peggio, completamente sconnessa e piena di crateri. Più vicino al Parco però attraversiamo aree di cantieri: betoniere e materiali sul ciglio ci dicono che sono in corso lavori per allargare la strada e renderla più sicura e fruibile, in modo che un domani i 170 km che separano Dar es Salaam dal Nyerere National Park possano essere percorsi in un tempo ragionevole.
Sicuramente un collegamento più rapido andrebbe a favore anche della popolazione locale.
Noi intanto ci carichiamo di odori, sensazioni, presagi.Ormai siamo quasi arrivati. Lungo la strada cominciamo a scorgere qualche animale coraggioso che si avventura vicino alla carreggiata: diversi babbuini e qualche impala.
Abbandoniamo la strada principale e percorriamo gli ultimi chilometri nel nulla, su sentieri stretti e tortuosi. Eppure troviamo qualche indicazione stradale, che ci fa sorridere visto che siamo in mezzo al bush e per noi là fuori non c’è assolutamente niente. Ma la nostra guida svolta agli incroci senza dubbi e ci parla di villaggi poco più in là …quindi anche qui in mezzo c’è vita.
Eccoci giunti al nostro magnifico campo, gestito da personale locale e in cui lavorano molto masai. Ci vengono incontro fasciati nei loro abiti rossi.
Jambo. Hakuna Matata.
Loading…noi siamo pronti a cominciare.