I masai sono una delle tribù più note e numerose della Tanzania.
Alti, magri, vestiti di rosso, è impossibile non notarli durante un viaggio nell’Africa orientale.
Sulla via del ritorno dal Nyerere NP a Dar Es Salam, mentre percorrevamo la strada che ci riportava in città, ci siamo imbattuti in un villaggio masai di recente costruzione, che offriva la possibilità di una visita. I masai sono una popolazione ancora oggi nomade.
Eravamo un po’ indecisi: ci sembrava una trappola per turisti. Nemmeno la nostra guida conosceva quel villaggio e non sapeva in cosa consistesse la visita.
Table of Contents
Visitare un villaggio masai: cosa si può fare e vedere
Dopo aver raccolto un po’ di informazioni dall’ unico masai che parlasse inglese, abbiamo optato per fermarci.
In realtà ci è sembrato tutto molto autentico, e soprattutto ci tenevano molto a condividere la loro cultura e la loro quotidianità.
La visita non ha un tempo prestabilito, dipende da quali attività possono mostrare i masai – in base alla stagione e al momento della giornata- e da quante domande e curiosità volete soddisfare: sono davvero molto disponibili e interessati a condividere il loro stile di vita, di cui vanno fieri.
La nostra sosta è durata circa un’ora perché avevamo fretta di raggiungere Dar es Salam, ma la nostra guida masai avrebbe voluto trattenerci più a lungo.
In sostanza durante la visita al villaggio masai si possono vedere le loro capanne (nel nostro caso anche come vengono costruite) come si occupano del bestiame e soprattutto prima di accedere allo spazio dedicato al villaggio è necessario partecipare ad una danza masai, possibilmente accettando di indossare i loro abiti tipici.
La danza masai
Appena arrivati, prima di entrare al villaggio, ci sono stati dati abiti tipici e abbiamo partecipato alla danza di accoglienza dei nuovi membri.
Indossare gli abiti e le decorazioni non è obbligatorio ma comunque consigliato, per non offendere gli ospiti.

Le donne hanno aiutato me ed Eva a mettere lo shuka, una sorta di coperta in lana o cotone che avvolge il corpo. Al collo ci hanno messo un’enorme collana in fil di ferro e perline.
Anche Matteo e Luca hanno indossato lo shuka, e a loro è stato consegnato un bastone.
Lo shuka, con il tipico disegno kilt scozzese, è in realtà un “regalo” del periodo coloniale inglese: prima del periodo coloniale i masai vestivano pelli di animali.
A questo punto la danza ha avuto inizio.
Donne da una parte, uomini dall’altra, abbiamo cantato e ballato. Non capivamo molto quello che dovevamo fare, ci siamo lasciati trascinare…donne e uomini compiono movimenti diversi: ad esempio noi dovevamo far saltare la collana usando le spalle; gli uomini invece avanzavano a turno per compiere alti balzi.
La danza è piuttosto lunga. Non si smette fino a quando non è finita per davvero….quindi non cinque minuti tanto per, ma quasi mezz’ora di musica e salti.
Come è fatto il villaggio masai
Una volta terminata la danza siamo stati ammessi al villaggio, che è delimitato da una leggera staccionata. È di forma circolare, e all’interno si trovano le capanne in cui dormono e banchetti con prodotti artigianali in vendita.
La guida ci ha spiegato come vengono costruite: di forma ellittica , le pareti sono costituite di rami sottili legati insieme e poi ricoperti di escrementi di mucca. Il tetto viene ricoperto di foglie di palma essiccate, e ancora ricoperto di escrementi. Gli escrementi servono a mantenere l’ambiente caldo durante la notte. Se piove, il tetto viene riparato con una pelle di mucca.

All’interno della casa lo spazio è molto limitato, circa 3 metri per 2. Di solito vi si trovano due letti: uno per i genitori e uno più corto che può ospitare fino a tre bambini minori di undici anni. Raggiunta questa età, i figli devono spostarsi altrove.
Il poco spazio che resta serve per accendere il fuoco. Sul tetto viene lasciata una piccola apertura che ha una duplice funzione: lasciare entrare la luce di giorno, e fare uscire il fumo del falò di sera.
A discapito dell’altezza dei masai, le loro capanne sono molto basse: circa 1,5 metri. Solo i bambini riescono a stare in piedi.
Divisione dei compiti all’interno della tribù masai
All’interno della tribù i compiti sono ben divisi: gli uomini badano e pascolano le mandrie, costruiscono il recinto e proteggono il villaggio durante la notte. Le donne costruiscono le case, cucinano e procurano l’acqua.
La mandria di bovini è preziosa e va accudita e difesa. Per portarle a pascolare erba fresca e nutriente, gli uomini masai percorrono molti chilometri ogni giorno.
Le donne invece tendono a svolgere attività all’interno del villaggio, come appunto la costruzione degli alloggi e la preparazione del cibo. La raccolta dell’acqua invece può richiedere spostamenti di alcuni chilometri. L’acqua viene conservata in taniche di plastica.

Anche i bambini partecipano alle attività. Nonostante gli sforzi del Governo, la scolarizzazione all’interno delle tribù masai è ancora bassa.
Cosa mangiano i masai?
Viste le condizioni precarie e prive di qualsiasi comodità in cui vivono i masai, ci siamo chiesti cosa mangino e come si organizzino per il cibo.
La nostra guida non ha tardato a soiegarcelo. La loro alimentazione si basa esclusivamente sui bovini di loro proprietà. Per questo motivo sono così preziosi.
Da questi ottengono tre prodotti: il latte, il sangue e ovviamente la carne.
Le mucche vengono munte ogni mattina (i vitellini vengono separati dalle madri per evitare che bevano il latte).Per quanto riguarda il sangue, viene fatta una sorta di prelievo di tre o quattro litri incidendo una vena del collo. Questo permette all’animale di sopravvivere e ai masai di avere un prodotto nutriente. Il sangue viene consumato fresco e crudo, da solo oppure mescolato al latte.
Quando il momento è opportuno l’animale viene macellato. Ovviamente non dispongono di frigoriferi quindi la carne va cotta e consumata rapidamente.
Vale la pena fermarsi per una visita?
Le occasioni che consentono di apprendere durante un viaggio sono molte. Ma questa è stata di particolare valore.
Le differenze culturali fra Europa ed Africa sono enormi e lo sappiamo bene; entrare nel dettaglio di come vive una tribù antica come quella dei masai in uno dei Paesi più avanzato del continente africano è stata un’esperienza che ci ha colpito molto.
Partecipare a una visita consente di supportare la gente del villaggio, sia pagando un biglietto di ingresso sia acquistando monili prodotti dalle donne.